R esisto

R esisto
R esisto come sono, come posso, come mi lasciano essere.
R esisto e mi sento salda, tra gente che va e viene, che mi sussurra o mi urla in faccia.
Salda in tempesta, salda in turbine di vento.
Divento di vento, R esisto e mi plasmo.
Gli attacchi li abbiamo respinti tutti.
Tutti?
Non me lo chiedo.
Le minacce fanno parte della natura piccina dell’umano, della capricciosa sorte in dote con il Dna, dei giorni implacabili che si sommano come complessi megalitici o traballanti pietre appoggiate l’una sull’altra.
R esisto come ognuno può e compie, come mi insegna tutto il vibrante attorno.
R esisto come sono, come mi sento e come raccontano.
R esisto perché è l’unico modo in cui so vivere.
Placida e affannata
Che non sa come fa.

Valle

Sono tornata a valle.
Il ghiacciaio è un ricordo.

Ma il passo resta lento, il fiato monta come in quota o quasi e resto a far di conto, io che non ne sono capace, con chilometri, dislivelli, ritmo, e ogni spettro che possa ballare intorno ai miei passi ostinati.


Se aumenta la difficoltà aumenterà la tenacia.
Se le prospettive si accorciano allungheremo il piacere di ogni momento.


Quando si cammina immersi nei pensieri bui non è vero che per magia un orizzonte dalle sfumature glam scaccia via ogni macigno.
Io, almeno, non ho mai vissuto l’incantesimo del respiro profondo sulla collina che fa scattare la perfetta armonia col cosmo.


Ma è come se il paesaggio si imprimesse delicatamente sull’anima.
E torna il profilo di quell’unico albero su una collina lontana, la geometria perfetta e sbilenca dei campi arati.


Oggi ero sconfortata dalla mia lentezza.
Poi qualcuno mi ha detto: scrivilo.
Non è una resa,
Continua a guardarti.
Aveva ragione.


Non ho finito di camminare
Non ho finito di scrivere