Ricordi

Per i miei donatori, a un mese dal retrapianto
Per ogni vita inciampata ed evaporata, per ogni volta aspettata e pregata, per te, che non te lo aspettavi, e hai lasciato la scena più bella, sul più bello.
Per me, che non me lo aspettavo nemmeno io e per entrambi, per tutti i morti che abbiamo avuto negli occhi nelle ultime settimane
Per il tuo respiro infinito che non mi era mai stato permesso
Per la mia pena, per il vuoto nero e senza fine che ne è il prezzo.
Per chi ha deciso che un tuo pezzo di carne si rivolgesse in vita e per tutti noi, dannati ad amare questa vita
Grazie
Per ogni dolore immolato a noi stessi, per ogni fatica e scoramento, miei donatori, sarete in ogni muscolo, in ogni speranza
Per ogni vostro amato io sopporto ogni indicibile supplizio, che arrivi ai loro cuori come miele profumato e che le nostre mani si intreccino nel vento, ogni volta che lo sentiremo necessario

In esplorazione

Equidistante
Dai giorni neri e dal sole a picco.
Sospesa.
Tra un passo ed un altro.
Salda nell’impronta appena lasciata, incerta nel frammento d’aria davanti a me.
Si può vivere così,
Rimpiangendo una felicità esaurita,
O in esplorazione di tutti i fili che tireranno i miei sorrisi

Piedi

Vaga
Senza sponde
A volte mi tocco un braccio, per sentire se la mia pelle mi restituisce certezza o se è cambiata anche lei, nel rapido giro di una notte.
È cambiata, manco a dirlo.
Cerco occhi in cui piantare i miei e ne ho qualche manciata, per enunciare proclami di solidità.
Di friabili rocce si compone il mio cammino, e non esiste scarpa che aggrappi al terreno piedi cosi affamati di strada, e così mendicanti di riposo.

A Pasqua

Non conto più le feste, le ricorrenze, le occasioni speciali che ho passato da sola in ospedale
Ma questa Pasqua è diversa.
Dimissibile, ma ostaggio di una febbricola che arriva e se ne va da sola, ascrivibile a nulla.
Qui, nel reparto in cui approdai a gennaio in tutt’altra condizione.
Saranno giornate di esercizi per il recupero muscolare, per imparare ancora e ancora la pazienza, la lentezza, e per gioire sinceramente di chi si gode il sole.
Se guardo a una manciata di settimane fa sarebbe stato impensabile stare così
Se penso alle famiglie dei miei donatori immagino una macchina speciale, una di quelle di ritorno al futuro, che trasmuti la mia fatica in sosta dal dolore, per loro.
Sono felice.
Non mi servono uova o buon cibo, ho tutto, là fuori, ho l’essenza delle persone che hanno scelto di avere a che fare con una ceffa malandata come me.
Risorgo ancora, secondo piani sconosciuti ma grandiosi.
E devo ricordarmi che uno dei primi movimenti che farò sarà un inchino alla vita

Un mese

Per i miei donatori, a un mese dal retrapianto
Per ogni vita inciampata ed evaporata, per ogni volta aspettata e pregata, per te, che non te lo aspettavi, e hai lasciato la scena più bella, sul più bello.


Per me, che non me lo aspettavo nemmeno io e per entrambi, per tutti i morti che abbiamo avuto negli occhi nelle ultime settimane


Per il tuo respiro infinito che non mi era mai stato permesso
Per la mia pena, per il vuoto nero e senza fine che ne è il prezzo.
Per chi ha deciso che un tuo pezzo di carne si rivolgesse in vita e per tutti noi, dannati ad amare questa vita


Grazie
Per ogni dolore immolato a noi stessi, per ogni fatica e scoramento, miei donatori, sarete in ogni muscolo, in ogni speranza


Per ogni vostro amato io sopporto ogni indicibile supplizio, che arrivi ai loro cuori come miele profumato e che le nostre mani si intreccino nel vento, ogni volta che lo sentiremo necessario

Rinascere, ancora

Dove credi di andare?


Qualcuno deve avermi detto così, quel benedetto 15 marzo, riacciuffandomi per i capelli, quando tutti pensavamo che
Quando, stremata da 2 mesi immobile in un letto di pneumologia del policlinico di Milano, completamente sola e attaccata all’ossigeno ad alti flussi, il dottore è entrato e mi ha detto : ci sono due polmoni in osservazione.


Non credo nemmeno di avere avuto una reazione, persa nella mia bolla di disperata sopravvivenza.
Una bolla in cui ero dispersa.
La V, la A , la L, la mia stessa essenza stava scomparendo, mentre tutto il meraviglioso team di pneumologi mi stava tenendo in vita.


È difficile usare termini così ingrati come dolore e sofferenza quando ho ricevuto solamente amore e vita.
Sono entrata alle 7 e sono uscita alle 2 del mattino successivo grazie alla meravigliosa equipe del prof.Nosotti e del prof Lorenzo Rosso , che mi hanno restituito alla vita per la seconda volta.


E se tutta questa immane, insormontabile fatica, se tutto questo dolore crudo mi avranno regalato un altro giorno qui, ne sarà valsa la pena, anche se ogni giorno mi sono chiesta perché proprio a me questa meravigliosa svolta della vita?
Ringrazio per ogni pensiero, preghiera, emozione che mi avete fatto arrivare.


Ora c’è solo lavoro per ricostruire ogni singolo muscolo del corpo che è un monolite rinsecchito ma ho un respiro troppo grande, non riesco nemmeno a finirlo, esattamente come la gratitudine verso la vita, e chi ne fa parte