Torna ad abitarmi
C’è odore di stantio da quando te ne sei andato e la luce che filtra dalle fessure gioca con la polvere. La fa danzare senza spettatori, la fa girare senza musica nella fissità di un abbandono che sembra un esilio, una deportazione.
Torna a far scorrere l’acqua
Non m’ importa delle stoviglie sporche, non troveremo i panni puliti.
Mi basterà il tuo passaggio distratto, oppure saranno ore pigre in un pomeriggio anonimo, perso in un calendario feroce, inosservato come una bici nel traffico.
Torna a chiamarmi per le stanze, a parlottare da solo, a inveire contro i rumori della strada.
Torna a difendere il tuo feudale tesoro interiore contro la bruttura della vita veloce.
Torna a promettermi un amore lento e poi invece rincorrimi e mordi il tempo che ci trascina, che ci inganna.
Torna ad abitarmi mescolando il nostro disordine, il tavolo disadorno spavaldo delle sue macchie, l’anta rotta che ci richiama al dovere mai ascoltato, la nostra anta anarchica, le tende che non hanno mai preteso di nascondere niente.
Offrici a ogni sguardo che voglia godere di noi
Invidiarci
Maledirci
Ma torna
Non ci sono chiavi, non ci sono codici, nè mai ci saranno suoni che ti annunceranno.
