Non avendo molto di meglio da fare, ho deciso di accollare qui una serie di riflessioni galleggianti
(Perché tanto tanto a fondo, qui e ora, non è possibile andare, e per scandagliare i meandri scuri non è che abbia poi tutti questi mezzi sofisticati).
Che l’ossigeno è prezioso e preferisco da sempre consumarlo a ridere, che a stare in apnea. Ma insomma il fatto è che resto sempre più affascinata dalla malagestione delle parole, delle formule prefabbricate, che spesso diventano esse stesse pensieri, e quindi convinzioni e da lì conportamenti e infine modi di vivere.
Catastrofica?
Forse.
Ma l’imperante e inglobante pigrizia di pensiero lascia tracce in tutti, tutti noi.
E più siamo lontani dal tema a cui ci accostiamo (con tentata grazia o supponenza, sta in base alla sensibilità in dotazione), più ci appendiamo come scimmioni a liane già penzolanti, pronte per farci zompare da un ramo all’altro dello scibile, della società, del gossip, della vita.
《Ha dei problemi 》
Quante volte lo abbiamo sentito. Quante, detto.
Quella ragazza /o ha dei problemi.
Quante volte sarà stato detto di me.
Questo sì, è un mio problema.
Perché sentirlo mi fa l’effetto del gessetto sulla lavagna.
La descrizione spicciola viene solitamente presa per buona come descrittiva (e spesso esaustiva, se il ricevente s’accontenta e non approfondisce per morbosa curiosità quali, esattamente, siano i problemi correlati).
Generalmente trattasi di salute.
Poi salute mentale.
Oppure disagio sociale.
Infine dipendenze.
Dei -generico- problemi.
E tu, che sentenzi, non ce li hai “IPROBLEMI”?
Io sono piena pienissima di problemi, e la salute non sempre, fortunatamente, ha il primato.
Ma no, io sono nata “coi problemi ” e “coi problemi ” ci muoio.
La cosa buffa è che addirittura, dai noproblemspeople è addirittura considerata una formula gentile, che evita la descrizione della patologia e quindi, per tale generosa ( o sbrigativa) omissione, questo codice, questo gergo tra sani viene pure considerato, da loro, ovviamente, come una carineria, un non infierire, un ” ci siamo capiti”.
Una ghettizzazione all’istante, come la botola di Gerry Scotti.
Ha dei problemi e bum, giù nel girone dei diversi, dei poveretti, che infatti letteralmente spariscono agli occhi dei privilegiati, di quelli che il problemi sono cosa fare venerdì sera
( ma io sospetto che siano questi, i veri lockness, gli inesistenti, in fondo, che io di persone #senzaproblemi mica ne ho ancora incontrate).
Anzi.
Quelle coi problemi grossi così, spesso manco lo sanno, di avere problemi sulle, o alle spalle, o forse lo sanno ma sono un po’ miopi e ancora il problema gli si deve parare davanti. Oppure hanno imparato a fare una strategica supercazzola a destra e lo stanno schivando alla grande, o lo stanno gestendo e torre di controllo, per una volta è tutto ok.
Godiamoci il volo.
Insomma ve lo chiedo per favore.
Per indicare, descrivere, parlare di una persona di cui sapete i fatti personali o anche di cui sia evidente una difficoltà, trovate modi creativi, alternativi.
Ostinatamente.
Scoprirete lati che non avevate mai notato.
Regalerete tridimensionalità a un cartonato prestampato.
E darete a voi stessi la possibilità di vedere il mondo da un’altra prospettiva.
Vedrete che bellezza
