Arrivano questi luminosi giorni di tempo lento. Avrei voglia di scrivere ma non ho destinatari, lettori, orecchie e cuori ad attendermi.
È un lungo crepaccio su cui mi affaccio senza paura e senza slanci. Un’equidistanza che non so se sia conquista o rassegnazione. Maturità o apatia.
Contemplazione o pacata rinuncia.
È un accidente immaginato e un epilogo schivato.
Sbroglierò la matassa, cucinerò il tempo, segnerò i passi e darò un senso ai pensieri.
Questo è il momento dei battiti regolari, del ricordo degli irregolari, del riprenderli, i sensi, e poi farne parole.
È un tempo di silenzi e cicale, di echi e profondi sottofondi.
Tempo di tessitura, tempo di paziente, vigile attesa
