Ci sono persone che sono state per me come un piede di porco.
Che detta così è brutta e approssimativa ma che davvero hanno scardinato una fortezza, faticosamente costruita negli anni.
Pareti solide di illusioni, autoconvinzioni, abitudini e paure.
Poi ci sono le persone che sono il bottone slacciato dei pantaloni dopo aver mangiato le lasagne.
O quelle che sono la risata che scoppia se solo incroci lo sguardo, o il raggio di sole che filtra dalla fessura della tapparella e raggiunge proprio il tuo occhio addormentato.
E pensi di voler dormire ancora ma poi realizzi che ti sta svegliando il sole, “in persona”.
Poi ci sono l’incastro perfetto della fronte di mia figlia, tra la mia fronte e l’inizio del mio naso.
Poi ci sono cappottini e pinco panco, poi ci sono amici e amiche che sono come la mia torta preferita, difficile da trovare e difficile da creare, raro equilibrio di aspro e dolce e morbido e croccante. E che non imparerò mai a replicare proprio perché non sarebbe che una imitazione farlocca.
Poi ci sono gli abbracci da dietro, e le indicazioni al cielo, che non avevo mai guardato così.
Poi ci sono persone che sono come un pacchetto fazzoletti che sai di avere in borsa quando vai al cinema a vedere un film che sai già ti farà piangere tantissimo.
Ci sono persone che sono calamite.
Persone come un regalo lasciato fuori dalla porta, o un bigliettino anonimo, che dice cose molto belle e un po’ demodè e alle quali hai bisogno di credere anche solo il tempo della lettura.
Poi ci sono i vieni, siediti, ti preparo una tisana.
Poi ci sono le persone dai molla lì e fammi parlare con la cretina che sei.
Poi ci sono le persone stormo, che sanno istintivamente dove andare e le persone branco, che sentono come stai senza parole, anche lontani, e stanno come te.
Soprattutto se è un giorno di vento gelido.
E ora che sono tutte lontane, ma non tutte equidistanti si moltiplicano le mancanze e le certezze e i dubbi e le lacrime e i progetti ma soprattutto, sopra, tutto, la gratitudine.
