Non avrei mai pensato, prima del trapianto, di pubblicare foto come queste.
Ma ora che è tornato l’ossigeno, almeno durante l’allenamento, ho uno sguardo diverso.
Che ho capito, è (quasi) l’unico che conta.
Guardami adesso rivendicava una rinascita, un affrancamento proprio da questi odiati tubicini.
Il fatto che io ora li veda come un mezzo per continuare ad allenarmi, e ne sia tutto sommato grata, lo devo a tutto ciò che è successo dopo il trapianto.
Lo devo a chi ha letto e apprezzato Guardami adesso scrivendomi un po’ della propria anima.
Così come ho festeggiato il mio nuovo respiro, ora accolgo i suoi nuovi limiti, così nuovi eppure già conosciuti.
Non chiedetemi cosa è successo, non vi risponderò qui.
Non perché improvvisamente presa da una ritrosia immotivata, ma perché so che ogni percorso è profondamente diverso e anche lo stesso nome, la stessa ferita patologica, su pazienti diversi si rimargina, o no, in modi diversissimi.
Io stessa ho sofferto di altre storie, altri epiloghi, forse senza mitivo che non fosse una profonda empatia, più che una pre – occupazione per il mio destino.
Ringrazio chi capirà il senso di questo messaggio
Chi non mi chiamerà guerriera.
Chi continuerà a guardarmi per quella che sono, una scema nell’anima profondamente grata alla vita. Chi mi terrà vicino, anche a mezzo respiro.
Che se non si espandono i polmoni il cuore se ne frega e si espande di più.
Ammettiamolo però: non è affatto facile. Non lo è per niente.
Non è sempre resiliente, non propositivo.
Essere attaccata a un guinzaglio o meglio a una fonte di vita per fare quasi ogni cosa è, credo, per la maggior parte delle persone, inimmaginabile.
Però questa fonte di vita mi permette di essere qui e fare ancora qualcosa.
Qualcosa di bello.
Se poi ci pensiamo bene abbiamo tante catene.
Io nel momento in cui credevo di essere più libera ero legata al guizaglio dell’illusione.
Attanagliata dal cappio dell’apparenza nella forma della dimostrazione anche agli altri, non solo a me stessa.
Di quel guinzaglio mi sono liberata proprio grazie a questo.
Qui ho deciso di mostrare la reazione, la possibilità.
Ci sono anche la lagna, lo sconforto, la sconfitta, la delusione, lo smarrimento e un buio tanto buio che non si vede nemmeno fino in fondo. Soprattutto per risposte che non arrivano, o forse non ci sono.
Ma le sconfitte si somigliano tutte, per parafrasare male e capivolgere Tolstoj, mentre l’ ostinazione ha sempre una follia tutta sua.


