Io e il Professore


Per festeggiare i 3 anni e mezzo con i polmoni che sento così miei, ma che di fatto, ricordo ogni giorno, mi sono stati ceduti, sono tornata al cospetto del Professore.


Il Cusna, che per me era solo un nome fino a pochissimo tempo fa, una foto di una croce di ferro e sassi, a 2121 mt, dalle parti di Villa Minozzo, nell’amato appennino reggiano.


Non sempre sono stata degna di raggiungerlo, ogni salita mi è sembrata infinita, sfiancante, eterna.
Affrontata a testa bassa, ma ogni volta in cui ho alzato la testa, cielo e terra nel loro mix colorato mi hanno fatto sorridere.
Sono lenta, in salita
Nei cammini, nei gruppi, sono sempre la “guardiana dei culi”
Ho il mio passo da lumachina
Perché come una lumachina mi porto dietro, sempre, tutto: la mia storia clinica, la enorme fatica con tutte le cause fisiche ( polmoni in alterne fortune, che poveretti devono sempre riprendersi da qualche sfiga capitata, ipoglicemie, muscolatura difficile da costruiree mantenere, cartilagini sfilacciate, tendini provati…) e paure frenanti.
Ho uno zaino pesante che sulle spalle, ma soprattutto nella testa, un passo via l’altro, pesa, ma non è delegabile. Non esista sherpa in grado di alleggerire una testa, pompare aria, liberare l’anima

Ma vado, provo, mi fermo, sbuffo, sorrido come e quando posso, le parole le lascio fluire nella testa e lascio a riposo, se posso, le corde vocali

A volte mi dispero e mille e una volta vorrei fermarmi

Questa volta non mi sono fermata

Ho portato in vetta il mio donatore e il suo pensiero, così astratto e impalpabile, senza volto e senza nome come un vento a favore.

Io e il Professore

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